La speranza 

ci parla di una realtà che è radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui vive.

Ci parla di una sete, di un’aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore. […]

La speranza

è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa”.

Camminiamo nella speranza».

La speranza cristiana 

ci invita a non guardare alla storia in maniera fatalistica, perché le sue radici sono nel cuore stesso di Dio.

Essa, invece, chiede di vivere il nostro impegno nel mondo con coraggio e con fiducia.

Allora non solo il tempo nuovo sarà spazio di speranza, ma noi stessi saremo uomini e donne di speranza.

In Avvento preghiamo affermando che il nostro tempo è quello nel quale «osiamo sperare vigilanti nell’attesa» (Messale Romano III, Prefazio dell’Avvento I, p. 328).

Vogliamo davvero «osare sperare» e guardare al futuro con fiducia nella consapevolezza che la nostra vita già appartiene a Dio, «che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva» (cfr. 1Pt 1,3).

Nella situazione di desolazione e sconforto, il Natale di Cristo, che ha assunto tutta la nostra umanità, ci apre alla speranza non solo di poter ricevere un supplemento di vita ma una nuova Vita.

(Papa Francesco, Fratelli tutti, 54)