11.05.2025 – 4^ Domenica di Pasqua: LE MANI CHE STRINGONO FORTE – Gv 10,27-30
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Un vangelo breve dal succo prezioso. Gesù disse: Le mie pecore ascoltano la mia voce.
Gesù parla in un modo che è riconoscibile, che attiva qualcosa in ciascuno: è una voce nota, familiare. L’ascolto è primario su tutto. La proposta va recepita per poterla accogliere e interiorizzare. È la docibilità che rende una persona “libera d’imparare a imparare la vita dalla vita e per tutta la vita”.
E continua: Io le conosco. È una conoscenza per via di amore. Dio non attira con le parole che dice. Anche al suo tempo c’era chi pendeva dalle sue labbra. Ma tutto è finito lì. Egli ti fa sentire amato e tu lo comprendi se ti lasci amare da Lui.
… Esse mi seguono. È la conseguenza di questo rapporto. Il bisogno di amore e di amare è parte costitutiva della vita e quando accade ti senti bene, soddisfatto. Hai centrato il segreto della vita!
… Io do loro la vita eterna. È la sua vita che, partecipata, viene a sostituire – non ad aggiustare – quella che abbiamo. È vita nuova!
…Non andranno perdute in eterno. È una certezza che solo Lui può dare.
Nessuno le strapperà dalla mia mano. Dà l’idea di essere “afferrati” da Lui, protetti con i denti e le unghie.
Nessuno può strapparle dalla mano del Padre. È la “stretta” di chi non vuole mollare nessuno dei suoi figli. E va capito!
È questa relazione con Gesù che diviene testimonianza in particolare per i giovani come diceva in una intervista l’allora Card. Robert Francis Prevost, ora Papa Leone XIV:
“I giovani vanno in cerca di esperienze che li aiutino a vivere la loro fede. Innanzitutto, la nostra priorità non può essere cercare vocazioni. La nostra priorità deve essere vivere la buona notizia, vivere il Vangelo, condividere l’entusiasmo che può nascere nei nostri cuori e nelle nostre vite quando scopriamo veramente chi è Gesù Cristo. Quando continuiamo a camminare con Cristo, in comunione gli uni con gli altri, in quell’amicizia con il Signore e comprendendo quanto sia grande aver ricevuto quel dono, le vocazioni arrivano” (Intervista alla Curia generalizia degli agostiniani il 29.09.2023).
Ma per poterlo essere, continua ora da Papa:
“Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo” (1^omelia messa coi cardinali, 09.05.2025)