Le Unità Pastorali sono per molti una novità assoluta: la loro “carta di identità” è il Direttorio Come sono belle le tue tende , un documento scritto dall’Arcivescovo, che ne illustra le idee di fondo e dà le indicazioni per la loro attuazione. Chi volesse conoscere il Direttorio, può facilmente scaricarlo dal sito internet della Diocesi (www.diocesi.perugia.it – sezione “documenti”). Qui parliamo di Unità Pastorali in forma dialogata, rispondendo ad alcune delle domande che sono state formulate nel corso degli incontri di presentazione del documento, tenutisi nei mesi di maggio e  giugno 2012.

Unità Pastorale ... cos'è?
È quasi una “federazione” tra parrocchie vicine, che collaborano insieme per testimoniare meglio il vangelo nel proprio territorio. Ad essere unificate non sono le comunità, ma la “pastorale”, cioè l’insieme di quelle azioni e quelle attività attraverso le quali la Chiesa continua a proporre alla gente la salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo. Per coordinare il lavoro comune, uno dei preti finge da “moderatore”, mentre i catechisti, gli animatori e glia ltri operatori pastorali progettano insieme le rispettive attività.

Le Unità Pastorali sono tutte uguali?
Ovviamente no, come del resto accade già per le parrocchie, che non sono fatte con lo stampino. Ogni Unità Pastorale è differente dalle altre., perché mette insieme parrocchie con caratteristiche diverse e insiste su un territorio particolare. È facile capire che un’Unità Pastorale composta – ad esempio – da sette piccole parrocchie di paese non può vivere e funzionare allo stesso modo di una che mette insieme due grandi parrocchie di città. La diversità di dimensione, di risorse a disposizione, dei territori di riferimento, darà luogo a modelli diversi di collaborazione e di condivisione del cammino.

C'è proprio bisogno delle Unità Pastorali?
Si, perché moltissime parrocchie, per una serie di motivi, non sono più in grado di coinvolgere i giovani, di evangelizzare gli adulti, di essere vicine alle persone che hanno problemi … Mancano spazi, risorse umane  ed economiche. A volte si fa fatica persino a formare un gruppo minimamente consistente di bambini per la catechesi! Soprattutto ci sono ambiti della vita delle persone che ormai superano la dimensione parrocchiale: o ci si mette insieme per affrontarli, oppure si perdono importanti possibilità. Pensiamo alla scuola dei nostri figli: si parla ormai di “istituti comprensivi” che contano intorno a 1000 tra bambini e ragazzi. Ciascuno di essi copre il territorio di più parrocchie. Nessuno di esse può essere un interlocutore efficace; l’Unità Pastorale, invece, che insiste spesso su un territorio ugualmente esteso, è in grado di relazionarsi con la scuola per affrontare insieme le questioni educative comuni e dare il contributo della comunità cristiana. Pensiamo inoltre ai servizi sociali, alle società sportive e alle associazioni di ogni genere: anche molti di questi ambiti superano la dimensione della parrocchia e impongono alla Chiesa di interagire a un livello più ampio.

In questo modo non viene fuori una specie di super-parrocchia?
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Non sarà perché mancano i preti?
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Alla parrocchia quindi, non rimane nulla?
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Ma se non abbiamo più il prete!
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Per colpa dell'Unità Pastorale in qualche paese non si dice più la messa domenicale ...
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Quale spazio avranno le aggregazioni laicali?
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E quale i religiosi?
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Da dove cominciano le Unità Pastorali?
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Ci vorrà molto tempo per realizzare pienamente le Unità Pastorali?
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