Giornalista dell’Osservatore Romano, studioso di mistica e autore di vari volumi di spiritualità (molti dei quali editi da San Paolo), Nicola Gori (è lui, come detto l’intervistato) si è imbattuto nella figura di Carlo quasi per caso. «Conoscevo la famiglia da prima che nascesse Carlo.

Quando egli è morto, mamma Antonia mi ha chiesto, pur non avendolo io mai conosciuto direttamente, di stendere una biografia di Carlo. Quando è iniziata la fase romana della causa, mi è stato chiesto di diventarne il postulatore».

Carlo viene da una famiglia benestante. Anche il padre di san Francesco era un ricco mercante…

«Andrea Acutis, oggi presidente della Vittoria assicurazioni, nel 1991 lavorava alla City di Londra. Il raffronto tra Carlo e il santo di Assisi calza a pennello: Francesco si è spogliato dei suoi beni, Carlo ha vissuto come se non li avesse.

Mamma Antonia mi ha raccontato che era una fatica convincere Carlo a comprarsi i vestiti: non era interessato al lusso, alle marche famose. Anzi: sgridava la madre quando comprava creme costose. Gli amici di scuola lo prendevano in giro perché, pur potendosi permettere vacanze esotiche, sceglieva di andare ad Assisi. Quanto alla paghetta dei genitori, la destinava ai poveri assistiti dai Cappuccini dell’Opera san Francesco».

Ma ai poveri Carlo dava anche del tempo, non solo soldi…

«Spesso convinceva sua mamma ad accompagnarlo nei dintorni della Stazione Centrale.

Una volta trovarono due senza fissa dimora su una panchina; vedendo che una stava molto male, Carlo costrinse la madre a portarla in ospedale. Una volta guarita, venne ospitata in un piccolo appartamento della famiglia.

Alla luce di elementi come questi diventa perciò molto significativo il fatto che oggi il suo corpo riposi nel santuario della Spogliazione».

Questo stile ha lasciato il segno. Da cosa lo si capisce?

«Al funerale di Carlo erano presenti molti portinai filippini e indiani del quartiere elegante dove abitava. Li conosceva perché si intratteneva spesso con loro sulla strada a parlare. Non solo: grazie al suo esempio anche il domestico di casa Acutis, induista, ha scelto di farsi battezzare. Eppure Carlo non ha fatto propaganda, ma ha dato testimonianza di vita».

Tuttavia Carlo era un ragazzo per molti aspetti normale, no?

«Certo. Giocava a calcio come tanti suoi coetanei. Di carattere solare, come la mamma, quando c’era un po’ di baldoria era… sempre in mezzo. La sua passione principale, però, consisteva nel realizzare dei video di fantascienza».

Da buon “genietto”…

«Patito di informatica, come suo zio, già alle medie studiava su testi universitari. Questa passione l’ha usata per diffondere il Vangelo: insieme a un amico ingegnere realizzò il sito internet della sua parrocchia e poi la celebre mostra digitale sui miracoli eucaristici, grazie alla quale oggi è noto in tutto il mondo».

Per molti aspetti è stato uno in anticipo sui tempi. Anche la causa di beatificazione l’ha visto in corsia di sorpasso. Come mai?

«Dopo la sua morte sono arrivate numerose di segnalazioni di grazie e miracoli. Non solo: si è capito che, in vista del Sinodo dei giovani, Carlo avrebbe potuto rappresentare un modello per gli under 30 di oggi. In questo papa Francesco per primo ha dato una spinta eccezionale: spesso lo cita, anche a braccio. Non solo: nell’esortazione post-sinodale Christus vivit a Carlo dedica ben tre paragrafi».

Cosa può dirci del miracolo che ha dato il via libera alla beatificazione?

«Un prete di una parrocchia brasiliana, conosciuta la vicenda di Carlo grazie a Internet, ha contattato la madre. Poi, in preparazione all’anniversario della morte, ha proposto alla comunità alcune giornate di preghiera. Il 12 ottobre 2013, a 7 anni esatti dalla morte di Carlo, un bambino, affetto da una malformazione congenita (pancreas anulare), arrivato il suo turno di toccare l’immaginetta del futuro beato, espresse un singolare desiderio, come una preghiera: “Vorrei poter non vomitare più”. Immediatamente è iniziata la guarigione, al punto che la morfologia dell’organo in questione è proprio cambiata».

«L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo»: una frase di Carlo che la dice lunga…

«Da un lato esprime la sua straordinaria devozione, dall’altro mette in luce la sua capacità di comunicazione per slogan, quasi da copywriter, da pubblicitario. Come l’altra, meritoriamente celebre: “Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Anche per questa capacità di arrivare al cuore Carlo è un santo del XXI secolo. E non mi meraviglia che nel mondo siano ormai tantissimi gli oratori e i gruppi giovanili intitolati a lui».

Gerolamo Fazzini in credere.it (40/2020)