01.06.2025 – 8^ Domenica di Pasqua – Ascensione: TESTIMONIARE CON LA VITA – Lc 24,46-53 

01.06.2025 – 8^ Domenica di Pasqua – Ascensione: TESTIMONIARE CON LA VITA – Lc 24,46-53

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Gesù con una celerità massima al verbo patire aggancia quello di risorgere. Egli non sopporta la morte, ma per vincerla vi entra dentro per uscirne più bello e vigoroso che mai.
E il Risorto non fa che dare a tutti la possibilità di una vita nuova che richiede l’abbandono della prima, cioè una conversione, un volgersi verso altro, dare importanza a ciò che vale e non tramonta.
S. Paolo esorta:
“Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria” (Col 3,1-4)
E per questo lancia la possibilità del perdono a tutto tondo. È la misericordia che ha la meglio permette di cambiare vita e di lanciarsi alla velocità giusta che non è certo quella della lumaca!
Di questo si deve essere testimoni. Non semplici annunciatori. La parola che uno dice è la verità su se stessi. È come dire: solo se si vedrà in voi ciò che raccontate ad altri, sarete credibili.
Con un n avvertimento fondamentale: non vi muovete senza lo Spirito che verrà su di voi e investirà la vostra vita. Senza di Lui con somma probabilità porterete solo voi stessi e non si vedrà sorgere il Regno di Dio.
Ora è il momento della consegna e va fatta in disparte.
Gesù si staccò da loro. Staccarsi è un verbo che appare duro ma in realtà è quello che salva la libertà di ognuno/a. E anche Gesù lo vive in sé. È il verbo che responsabilizza e dice che l’altro si fida.
A ben vedere ognuno di noi si può esprimere al meglio solo se altri fanno spazio e limitano il raggio del proprio stare e agire. Ma è quel limite che fa essere tutti.
Staccarsi fa vedere l’altro/a come dono e mai come possesso. È un’arte da imparare passando dall’io al noi. L’io fa vedere solo se stessi mentre il noi il corpo dalle molte membra.
Staccarsi non è separarsi ma essere costruttori di quella unità che rende ognuno libero, alberga Dio e lo lascia agire liberamente.
È tutto un gioco di libertà vissuta, ricevuta e data. È la bellezza di Dio in sé e in ogni sua creatura, assunta come figlio/a.

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