03.04.2022 – 5^ Quaresima: Dall’io CON-DANNO all’io PER-DONO

03.04.2022 – 5^ Quaresima: Dall’io CON-DANNO all’io PER-DONO

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La donna del Vangelo è colta in flagrante adulterio che la legge puniva con la morte (Lv 20,10); ma non era mai comminata, valutando quel che la Bibbia dice, come una sottolineatura della gravità del crimine.
Troviamo dunque i componenti della buon costume di Gerusalemme che pensano di condurre questa donna da Gesù, che è seduto nel piazzale del tempio, circondato da molta gente che lo ascolta con attenzione.
Trascinano la donna nel mezzo, “in piedi, di fronte a tutti” e gli chiedono: “Maestro, la legge ordina di lapidare le donne come questa. Tu che ne dici?”.
Gesù non risponde ma si china e comincia a scrivere per terra, cosa del resto molto in uso fra i popoli semiti che hanno l’abitudine di scarabocchiare per terra mentre si sta pensando oppure si vuole scaricare la tensione o controllare l’irritazione di fronte a chi pone domande assurde o provocatorie. Anche i padri della Chiesa lo affermano: non prendere mai decisioni quando il cuore è in subbuglio. Lascialo calmare, rifletti e decidi.
Gesù potrebbe togliersi d’impiccio invitando gli accusatori a rivolgersi ai giudici legittimi ma che significherebbe abbandonare quella donna al proprio destino.
Per questo alza il capo e dice: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. Poi si china di nuovo e continua a tracciare linee per terra.
A queste parole, se ne vanno tutti, a partire dai più anziani (non i più vecchi ma le persone più importanti).
Rimangono che Gesù e la donna, da soli.
Gesù “alzò il capo” rimanendo dov’era, in basso, nella posizione del servo, non del giudice che guarda dall’alto chi ha sbagliato, e inizia a parlare con la donna.
Al termine, pronuncia la sua sorprendente sentenza: nessuna condanna. Non si tratta però di condiscendenza se poi dice alla donna: va’ e d’ora in poi non peccare più, ma di una visione diversa della vita: egli vede il peccato ma guarda la donna e le fa sentire tutto l’Amore di Dio che la invade e la purifica. Gesù entra nel suo cuore, si immerge nella sua storia (che resta una storia di peccato) e non condanna, ma ama.
È il passaggio dall’io con-danno (sono un danno per l’altro) all’io per-dono (sono un dono per l’altro). È per quello sguardo che il danno prodotto viene sanato, ed è possibile per lei sperimentare di nuovo l’essere figlia e non schiava.
E’ interessante che, rispetto ad altri personaggi del vangelo, questa donna non chiede perdono, e non si può dire se sia realmente pentita del proprio (grave) peccato. E’ una persona in pericolo di vita e tanto basta al Signore. La prima legge di Dio è che ogni suo figlio viva.
Ora noi siamo abituati a pensare che Dio ci perdoni perché siamo pentiti ma in realtà noi riusciamo davvero a pentirci solo quando sperimentiamo in noi l’amore di Dio che ci perdona. Noi pensiamo di incontrare il Signore come premio di una vita buona, e invece è incontrare Lui che ci rende buona la vita.
Che differenza tra chi gli conduce la donna e Gesù! Mentre infatti altri si fermano all’accusa e si smarcano, Gesù getta misericordia in quanto unico a dare la propria vita in riscatto; e chi dà la vita per qualcuno diventa credibile.
Anch’io, anche te possiamo garantire all’altro, all’altra che il nostro Amore, la nostra attenzione è totale, è dono della vita e di vita?
Proviamo oggi ad avere compassione, cioè a sentire in noi ciò che l’altro prova.

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