07.06.2020 – S.S. Trinità: Vivere alla Trinità!

07.06.2020 – S.S. Trinità: Vivere alla Trinità!

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Dio ha mandato il Figlio nel mondo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui… (Gv 3,17).

Gesù ha fatto come un emigrante che parte per andare in terra straniera e che porta dove va gli usi, i costumi, i modelli sociali del mondo da cui proviene e li impone se la propria civiltà è più grande. Egli, venendo sulla terra, non poteva non portare il suo modello di società. Ma in cielo Dio è Amore, venendo sulla terra non poteva non portare l’Amore.

In Gesù è racchiuso tutto il mistero di Dio che ci viene svelato.

Ogni Parola che Gesù pronuncia come ogni gesto che compie, non sono che il modo concreto ed evidente per dire Dio.

Quando parla del Padre non fa che dirci il suo essere Figlio amato. E ci comunica che Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.”. E ci raccomanda: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9); cioè di crederci e di viverlo e di mantenerlo tra noi. È così che sperimentiamo anche noi l’essere figli fratelli.

Ma è lo Spirito che il Padre manderà nel mio nome (Gv 14,26), grida nel nostro cuore: Abbà, Padre (cfr Gal 4,6).

Abbandonarsi a Dio dice allora credere in Gesù che ci trasmette l’Amore del Padre, quell’Amore che lo Spirito Santo stabilisce, alimenta e fa vivere tra gli uomini. È la trinità in terra come in cielo. È vita di Dio tra gli uomini.

L’Amore vero è sempre trinitario cioè contiene altri. Se va a Dio trova con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e, nel Figlio, tutti noi. Se va all’altro trova l’immagine di Dio che attesta la verità della sua origine e in quella immagine ci sono tutti in quanto usciti da Dio.

È, al minimo, almeno reciproco tra due, che poi diventano tre e più. Non è quindi amore completo se non va e poi ritorna. È un amore libero da vincoli ma vincolato al due o più.

Il dono di sé è destinato sempre a qualcuno. Anche se ci si dona a Dio accade come in Gesù, ci si dona per ciascuno.

Testimonianza.

Si chiamava don Gianni. Era malato di sclerosi multipla. Un giorno un giovane gli chiese: “Ma tu come fai a vivere la Trinità?”.

E allora ha parlato della sua vita insieme a dei sacerdoti amici. Ha detto tra l’altro: “Vedi, a me piace coltivare i bonsai. Mi aiutano con lo sbocciare di un fiore o l’appassire di una foglia a cogliere qualcosa del mistero della vita. Sovente però faccio fatica a vedere, a maneggiare le mani. Allora i miei amici che vivono con me mi imprestano le mani per potare i bonsai, per annaffiarli e curarli.  In quei momenti sento che viviamo la stessa vita che c’è in Dio, perché scorre lo stesso amore”

Il gioco dell’amore trinitario sulla terra:

a) ciò che è mio è tuo (accoglienza dentro, ospitalità, far sentire a casa);

b) non più solo io ma noi (comunicazione, ascolto, intercambiabilità);

c) fare la propria parte che non è il tutto (compiere bene la volontà di Dio aiutando gli altri a fare la propria).