09.02.2014 – 5^ Domenica del Tempo Ordinario: Sale e Luce!

09.02.2014 – 5^ Domenica del Tempo Ordinario: Sale e Luce!

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Nel mondo antico il sale era una ricchezza, e lo si usava non solo come agente conservativo, ma anche per le sue qualità medicinali, oltre che di condimento. Nell’ A.T. è un’immagine molto utilizzata: nel libro dei Numeri gli Israeliti parlano della loro alleanza come di una ‘alleanza di sale, perenne, davanti al Signore’ (Num. 18,19). Nel N.T. scrive Marco 9,50: “Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”. Mangiando il sale con qualcuno si stabiliva un patto di amicizia.

Gesù dice ai suoi discepoli: voi siete il sale della terra; non: voi siete come il sale…Ciò  significa che le qualità del sale sono le qualità stesse del discepolo di Cristo. Il sale ha sapore e dà sapore.

E’ come dire: chi ti avvicina e ascolta abbia la sensazione, che si trasforma in certezza, magari quella riflessa del giorno dopo, di essere stato con qualcuno che ti ha incontrato da uomo a uomo ma che doveva essere diverso. Non si tratta spesso di parole ma di semplici gesti, talora solo di presenza. Il sale assolve al suo compito solo per il fatto di essere sparso sulla roba da salare. Potremmo dire con S. Paolo, sia che tu cammini, sia che tu mangi o parli, tutto quel che fai è una testimonianza del tuo essere di Cristo, del tuo essere sale della terra.

Nell’ A.T. la luce, da qualunque sorgente essa provenga, è segno della presenza della divinità (cfr. Es 3; 19,15-18); il saggio dice che la sapienza è un ‘riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio’ (Sap 7,26). Gesù si definisce luce: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Egli può dire ai suoi discepoli: voi siete la luce del mondo. Egli è tutt’uno con i suoi discepoli. Egli è vera luce, fonte della luce; ma, dopo la sua morte e risurrezione, i suoi discepoli saranno a pieno titolo luce del mondo.

La luce illumina solo per il fatto che si accende. Si vede che è possibile vivere diversamente. Anche qui non si tratta di prediche o di dover convincere. Si tratta di dar luce attraverso valori vissuti: se vivi l’amore si vede che doni la vita; se vivi la comunione dei beni si vede il vero distacco; se vivi la preghiera si vede con chi sei stato; se vivi la vita si vede che sei una lode a Dio.

Si tratta allora di immettere un seme di nuova umanità  e credere che esso porterà frutto sicuro a tempo opportuno ma che, fin d’ora, ne è principio attivo e visibile.

È come dire:

quando vai verso l’ altro è perchè possa sentire o risentire “dentro il suo essere” il meglio che c’è, la spinta al bene, la gioia di esserci e di vivere oggi, l’esigenza fatta desiderio di lavorare a favore degli altri, il bisogno di credere in Dio come Padre, l’attrattiva verso Gesù che gli si fa vicino e così possa sfruttare l’occasione per vivere l’unica vita che ha.

È spesso un amore che ha il suo timbro in Gesù crocifisso: Amore dispiegato, in completa estensione, sacrificato alla massima potenza. Quanto è fruttuoso l’ “camminare insieme” di chi ha impresso e sente questo amore….per offrire tempo ed energie a creare, ovunque ci si trova e con chi s’ incontra, un senso nuovo della persona e riscoprire la dignità di figlio di Dio.

Basta anche lavorare bene con amore e per il Signore: tu sei diverso! Ecco l’esperienza di una giovane impiegata in un ufficio dove molti non hanno voglia di lavorare. E’ credente e mantiene calma e sorriso. Quando qualcuno si arrabbia, alza la voce e si sfoga con lei, prendendola anche in giro. Lei tace e sgobba. Sa che non sono cattivi. Probabilmente ognuno ha i suoi problemi.

“Un giorno il capufficio va da lei quando gli altri sono assenti e le chiede: “Ora mi deve dire come fa a non perdere mai la pazienza, a sorridere sempre”. Lei si schermisce dicendo: “Cerco di stare calma, di prendere le cose dal verso buono”. Il capufficio batte un pugno sulla scrivania ed esclama: “No, qui c’entra Dio sicuramente, altrimenti è impossibile! E pensare che io a Dio non ci credevo!”

 

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