10.04.2016 – 3^ di Pasqua: Una convergenza di sguardi

10.04.2016 – 3^ di Pasqua: Una convergenza di sguardi

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,

Durante il Giubileo della misericordia vediamo  questa immagine: è il logo che raffigura Gesù che porta sulle spalle Adamo. È opera di padre Marko Ivan Rupnik, gesuita e artista. Ce ne parla lui stesso.

Che cosa raffigura il logo?

Raffigura la discesa agli inferi del nostro Signore. Sin dai primi secoli dell’iconografia cristiana l’immagine del Cristo risorto era quella del suo sprofondare nella tomba, infrangendo la porta degli inferi per distruggere l’impero della morte. Sulla base di questa iconografia c’è una ricca innologia soprattutto della Chiesa siriaca. In essa, al di là della bellissima descrizione del duello tra Cristo e la morte, viene molto spesso anche rappresentato Cristo che recupera dalla tomba i protogenitori, Adamo ed Eva.

È quel Buon Pastore che è andato a cercare la pecora smarrita e, trovandola, se la carica sulle spalle come fa ogni buon pastore. Il nuovo Adamo ha finalmente recuperato il vecchio Adamo che finalmente vede il suo prototipo, a immagine del quale fu creato.

Penso che non esista immagine più potente della misericordia di Dio che quella del Padre che manda il Figlio, il quale per amore degli uomini subisce la morte e così può entrare nella tomba dove si è nascosto Adamo dopo il peccato.

Cristo gli ridà la vita senza chiedergli nulla in cambio.

Mi sembra particolarmente significativo il fatto che Cristo, come Figlio di Dio, assume l’umanità affinché l’uomo possa ricevere la vita divina e vedere le cose con gli occhi di Dio. Perciò gli sguardi si partecipano e si uniscono. L’amore ci fa guardare verso lo stesso orizzonte, il Padre misericordioso.

Ha sperimentato nella sua vita la grande misericordia di Dio?

Ogni volta che scopro il mio errore di pensare di farcela da solo e di riuscire a cavarmela. Perciò, luogo di misericordia per me è l’esperienza di comunione che i volti del mio quotidiano mi fanno sentire.

Per fare arte nelle chiese, lei dice, ci vuole «purificazione, umiltà e affidamento alla misericordia».

Purificazione, umiltà e affidamento alla misericordia ci vogliono in ogni cosa che il cristiano vive e fa. Per gli artisti delle chiese, poi, questi aspetti sono particolarmente importanti, perché l’arte sulle pareti della chiesa è il volto della Chiesa. È la Sposa che si presenta allo Sposo. Non si può esprimere la vita del Corpo di Cristo se non si è parte di questo Corpo, con tutto ciò che fluisce attraverso questo mistero. Per essere un letto di fiume, in cui lo Spirito Santo possa fluire con la sua vita e la carità, non si può essere pieni di fango.

Il Buon Pastore oggi si carica sulle spalle i poveri, i migranti?

Il Buon Pastore si carica sulle spalle l’uomo. Di ogni tempo e di ogni luogo. E chiunque partecipa alla vita del Pastore, come direbbe papa Francesco, avrà l’odore delle pecore.