10.09.2023 – 23^ del Tempo Ordinario: CHI È L’ALTRO PER ME? Mt 18,15-20

10.09.2023 – 23^ del Tempo Ordinario: CHI È L’ALTRO PER ME? Mt 18,15-20

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La comunità ecclesiale non nasce “dal basso”, da scelte democratiche, dal bisogno di solidarietà e di prossimità, dall’esercizio delle buone maniere. Ha origine da Gesù. È accoglienza del Risorto che fa la Comunità.
Il Risorto si rende presente nell’Eucaristia che è l’offerta di Gesù per noi al Padre e la preghiera più elevata; e nella carità, che conduce alla ricerca, al perdono, all’attesa del fratello che sbaglia.
La chiesa di Matteo è una comunità di uomini fragili che si riconoscono peccatori e bisognosi di perdono, responsabili gli uni degli altri come veri fratelli anche nella loro fragilità e nella precarietà della loro fede. E da questo trovano la forza di camminare insieme sotto gli occhi del Padre.
Si tratta allora del rapporto tra i membri della comunità, tra veri fratelli. Da qui allora la necessità della correzione fraterna. Si corregge perché si è fratelli. Si ammonisce perché si ama. Deve stare a cuore unicamente il bene del fratello. Il peccato va denunciato, condannato, ma il peccatore va capito, accolto, perdonato, protetto. Amato. Si tratta di recuperare all’amore, alla famiglia.
QUALCHE SUGGERIMENTO UTILE.
➢ Far proprie le parole di S. Agostino:
“Una volta per tutte, ti viene data una breve norma: ama e fa quello che vuoi. Se tu taci, taci per amore; se correggi, correggi per amore. Sia in te la radice dell’amore e tutto quello che fai non può essere che bene”.
➢ Il motivo che autorizza a intervenire nella vita dell’altro?
È un fratello. Solo se ci si fa carico del peso dell’altro, se si conoscono le lacrime, se si è fratelli, allora è possibile ammonire.
Non è la verità che autorizza, ma la fraternità che sa creare un contesto di carità capace di far luce e far vedere tutto il bene come tutto il male.
➢ Il metodo sbagliato.
Parlare immediatamente della mancanza di un fratello, pubblicizzarla, divulgarla perfino con le debite amplificazioni.
➢ … e quello giusto.
Fare la verità ma sempre nell’amore.
La verità senza amore porta a tutti i conflitti, alle guerre di religione. Mettere la verità prima della persona è l’essenza della bestemmia (S. Weil).
D’altro canto, l’amore senza verità è sterile, perché è amore per caso, fortuito, senza progetto né futuro.
➢ … e la fatica è ben compensata.
Gesù dice: se ti ascolta, hai guadagnato tuo fratello. Questo verbo è stupendo: il fratello è un guadagno, un tesoro per te e per il mondo, un talento, una ricchezza per Dio e per la terra. Per questo un celebre detto ebraico assicura: chi salva un solo uomo, salva il mondo intero.
➢ … ma va sempre comunque ricordato…
Non spetta a noi condannare qualcuno. E anche la Chiesa, se con l’autorità che Dio le ha conferito, “tagliasse” da sé qualcuno…, non per questo essa stessa, come Popolo di Dio, è dispensata dal continuare ad amare quella persona. C’è da notare “quel sia per te come il pagano e il pubblicano” cioè uno che attendi pronto a riabbracciarlo, come farebbe Gesù!
Perché non chiedere la grazia di poter sentire e far sentire il dolore interiore per la mancanza di un fratello o una sorella?
Un dolore tale da far correre a perdonare?