10.10.2021 – 28 T.O.: Un incontro dal sapore agrodolce!

10.10.2021 – 28 T.O.: Un incontro dal sapore agrodolce!

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Mentre Gesù cammina, qualcuno viene di corsa, lo ferma, si getta ai suoi piedi davanti a tutti. Cosa c’è di così importante da fare addirittura scena? C’è un’urgenza che esige – almeno secondo quel tale – l’intervento di Gesù, perché solo Lui può trovare una soluzione.

E pone a Gesù la domanda: che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? Egli vive i maniera onesta ma non è felice.

“Prova evidentemente in sé una certa inquietudine, come una pena intima e indefinita che lo fa soffrire quasi fosse un’infermità spirituale.

Cerca Gesù perché ha intuito che solo da un maestro insigne come lui può venire la parola che comunica serenità e speranza.

Non parla quindi di “conquistare, meritare, avere diritto”, ma di ereditare la vita eterna. L’eredità non è guadagnata, non la si riceve come premio, come salario di un lavoro, ma è data gratuitamente. Malgrado abbia capito che la vita eterna è un’eredità, chiede a Gesù cosa deve ancora fare. Si rende conto che non deve solo attendere, ma che è necessario disporsi perché il Signore non forza nessuno ad accogliere il suo dono” (F. Armellini).

E Gesù coglie il senso della domanda e dà subito una risposta piuttosto ovvia. Basta non far del male a nessuno, vivere bene la relazione con il proprio partner, non rubare, essere sinceri e rispettare fino in fondo il padre e la madre. E questo è sufficiente, e non è poco. Ma all’interlocutore non basta.

E Gesù sa bene qual è il problema che talora affiora. Si vive bene e ci si comporta bene ma c’è qualcosa che manca, e lo si avverte quando accade un incontro come questo, con Lui.

Vediamo cosa e come accade. Gesù fissa lo sguardo su di lui e fa emergere il punto nevralgico dell’insoddisfazione; lo ama e vuole il suo bene, quello che gli darà la gioia che sta cercando; E fa capire qual è il problema che rende scontenti: chiudersi dentro una vita e dei doveri che tengono al sicuro. Ma come può essere felice una vita che “ruota” su se stessa? Non può che essere monotona!

È necessario allora guardarsi attorno e far della stessa vita, un dono. Qui Gesù, avendo davanti un ricco, mette in evidenza quei poveri che hanno bisogno di sostentamento economico. Ma la prospettiva va allargata a tutti i campi; ognuno di noi è chiamato a sollevare l’altro nel suo bisogno.

Quel tale non se la sentì di mettere a rischio la vita buona che già faceva. Essendo, per così dire, già buono, non capì quel più che gli veniva chiesto. Gesù accetta il fallimento della sua proposta e lo ratifica, ma conclude dicendo: quanto è duro perdere la ricchezza della propria vita e quanto è facile distogliere lo sguardo dal bisogno altrui.

Dice Papa Francesco: “Non si può distogliere lo sguardo e voltarsi dall’altra parte per non vedere le tante forme di povertà che chiedono misericordia. E questo voltarsi dall’altra parte per non vedere la fame, le malattie, le persone sfruttate…, questo è un peccato grave!  È anche un peccato moderno, è un peccato di oggi! Noi cristiani non possiamo permetterci questo. Non sarebbe degno della Chiesa né di un cristiano “passare oltre” e supporre di avere la coscienza a posto solo perché abbiamo pregato o perché sono andato a Messa la domenica” (Papa Francesco, giubileo volontari e operatori della misericordia, 03.09.2016)

Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!

È la libertà che uno raggiunge; libertà da tutto, che si sente. Quando infatti si prova quel senso di pienezza, che soddisfa il cuore, nel dare tempo a Lui Persona, e a Lui nel fratello e nella sorella, ogni tempo e tutto il tempo, in ogni momento e ad ogni ora, senza provare in sé alcun disturbo, allora vuol dire che Gesù è Colui per cui si vive.

Non si è certo perfetti, anzi, ma ci si può accorgere che Lui è al centro dei pensieri e dei programmi, e si desidera, nella verità, che “venga il suo Regno” e per esso ci s’impegna così che ognuno si senta amato dal Padre e si verifichi ciò che Egli dice: “il Padre stesso vi ama perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio” (Gv 16,27).

È la scoperta che il Dio in sé, è anche nell’altro, nel cui volto lo si va cercando per poterlo amare insieme con fratelli e sorelle.

È il tesoro che si va componendo e il cielo che cala sulla terra.  Nulla di più desiderabile.

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