11.10.2020 – 28^ Tempo Ordinario: Invito alla gioia – Mt 22,1-14

11.10.2020 – 28^ Tempo Ordinario: Invito alla gioia – Mt 22,1-14

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Gesù parla di “regno dei cieli”, cioè di nuova società alternativa che Dio vuole inaugurare su questa terra.

Il suo è un invito non un obbligo o un dovere. Di mezzo c’è la libertà. E con l’uomo Dio rischia la sala vuota, le chiese deserte, un pane e un po’ di vino che pochi vogliono, cercano, gustano.

Eppure invita a «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo» (1 Cor 2,9): non al lavoro ma a nozze, a un’esperienza di pienezza, al piacere di vivere.

“Tutto è pronto; venite alla festa!”

Gli invitati non prendono in seria considerazione l’invito. E si esprimono: non ancora. Devo star dietro alla mia azienda. Non sono disposto a mettere in comune le mie cose. Io certamente non verrò. Vivono per le cose, non hanno tempo neppure per la gioia.

Ma il re non si scoraggia, ha sempre nuove idee per realizzare il suo sogno, e dice ai servi di andare ai crocicchi delle strade. Il termine greco indica il punto finale di un territorio, là dove le strade romane terminavano e iniziavano i sentieri di campagna. Era il punto finale del territorio, ma l’inizio di altri territori. Siamo alle periferie, là dove vivono gli esclusi, gli emarginati, i lontani, i rifiutati.

“E tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze”.

Tutti, non c’è più un popolo eletto, ma c’è una chiamata universale.

“Usciti per le strade i servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali”.

È interessante che Gesù parli prima di cattivi e poi di buoni, non c’è un giudizio, l’amore di Dio è offerto a tutti. L’amore di Dio non è concesso come un premio per i meriti delle persone, ma come un regalo per i loro bisogni.

Dopo la parte di Dio, viene però la parte dell’uomo.

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?

E gli altri l’avevano tutti? Anche i cattivi? Cos’è e come procurarsi quest’abito? Il segreto sta nell’ invito stesso. Si tratta di un invito non solo ad una festa semplice ma di nozze dove tutto parla di amore e unità.

Quell’invito dice che l’amore arriva ad ognuno e che, però, è necessario che ognuno si lasci amare.

Ora l’Amore è in grado di purificare tutto ciò che c’è da purificare. L’Amore risana.

Quest’uomo non è dunque peggiore dei cattivi che sono lì accanto ai buoni (infatti è chiamato amico) ma si è sbagliato su Dio.  Non   pensava possibile che il re invitasse a palazzo straccioni e poveracci; che si trattasse davvero del banchetto di nozze del figlio del re. Un re non fa così, pensava; un re pretende, prende e non dona. Non pensava che fosse Amore in quel modo e amasse anche lui così com’era. Per questo rimane senza parole come stordito dall’Amore.

E di conseguenza si sente come un intruso e prova una sensazione di gelido, finché l’Amore riuscirà a sciogliere quell’ammasso di freddo e potrà così comprendere che quel che conta nella vita non è l’essere bravi ma “credere all’Amore che Dio ha in noi” (cfr 1Gv 4,16) e che quest’Amore lo riveste diventando il suo modo di essere e di agire, il suo seminare Amore ovunque, il suo servire e non essere servito (cfr Mt 20,28;  Mc 10, 45), il suo fare come ha fatto Gesù lavando all’altro i piedi creando un circuito di reciprocità (Gv 13,14), così che ognuno possa aiutare l’altro a crescere come discepolo di Gesù e i piedi siano adatti per evangelizzare e dare vita al regno dei cieli.

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