18.11.2018 – 33^ Tempo Ordinario: QUESTO POVERO GRIDA E IL SIGNORE LO ASCOLTA

18.11.2018 – 33^ Tempo Ordinario: QUESTO POVERO GRIDA E IL SIGNORE LO ASCOLTA

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,

Stralci del Messaggio per la Giornata Mondiale dei Poveri 18.11.2018 – 2^ parte

Che cosa vuoi che io faccia per te?

Il cieco Bartimeo (cfr Mc 10,46-52)«sedeva lungo la strada a mendicare» (v. 46), e avendo sentito che    passava Gesù «cominciò a gridare» e a invocare il «Figlio di Davide» perché avesse pietà di lui (cfr v. 47). «Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte» (v. 48). Il Figlio di Dio ascoltò il suo grido: «“Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”» (v. 51).

Quanti percorsi anche oggi conducono a forme di precarietà! Come Bartimeo, quanti poveri sono oggi al bordo della strada e cercano un senso alla loro condizione! Attendono che qualcuno si avvicini loro e dica: «Coraggio! Alzati, ti chiama!» (v. 49).

Purtroppo si verifica spesso che, al contrario, le voci che si sentono sono quelle del rimprovero e dell’invito a tacere e a subire. Si    tende a creare distanza tra sé e loro e non ci si rende conto che in questo modo ci si rende distanti dal Signore Gesù, che non li respinge ma li chiama a sé e li consola.

La ritrovata capacità di stare insieme

Dio rimane fedele alla sua promessa, e anche nel buio della notte non fa mancare il calore del suo amore e della sua consolazione.  Tuttavia, per superare l’opprimente condizione di povertà, è  necessario che i poveri percepiscano la presenza dei fratelli e delle sorelle che si preoccupano di loro e che, aprendo la porta del cuore e della vita, li fanno sentire amici e famigliari.

Vorrei che anche quest’anno e in avvenire     questa Giornata fosse celebrata all’insegna della gioia per la ritrovata capacità di stare insieme. Pregare insieme in comunità e condividere il pasto nel giorno della domenica. Un’esperienza che ci riporta alla prima comunità cristiana, che l’evangelista Luca descrive in tutta la sua originalità e semplicità: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. […] Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,42.44-45)

Nascondersi e dimenticare il bene fatto

Davanti ai poveri non si tratta di     giocare per avere il primato di         intervento, ma possiamo riconoscere umilmente che è lo Spirito a suscitare gesti che siano segno della risposta e della vicinanza di Dio.  Non è di protagonismo che i poveri hanno bisogno, ma di amore che sa nascondersi e dimenticare il bene fatto. I veri protagonisti sono il Signore e i poveri.

Discernere il vero bene

Scriveva santa Teresa d’Avila nel suo Cammino di perfezione: «La povertà è un bene che racchiude in sé tutti i beni del mondo; ci assicura un gran dominio, intendo dire  che ci rende padroni di tutti i beni        terreni, dal momento che ce li fa disprezzare» (2, 5). È nella misura in cui siamo capaci di discernere il vero bene che diventiamo ricchi davanti a Dio e saggi davanti a noi stessi e agli altri. È proprio   così: nella misura in cui si riesce a dare il giusto e vero senso alla ricchezza, si cresce in umanità e si diventa capaci di condivisione.