23.08.2015 – 21^ Tempo Ordinario: Un pane che fa crescere

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con Lui (Gv 6,66).

È in qualche modo finito il tempo delle “coccole” e bisogna imparare a camminare da soli. Siamo al tempo della libertà responsabile che porta a scegliere non perché l’altro ti accoglie e ti ama ma perché tu possa essere accogliente e amare: perché se è bello poter masticare per vivere, non è mai facile lasciarsi masticare perché gli altri possano vivere.

Volete andarvene anche voi? (Gv 6,67).

È la svolta decisiva. Con l’Eucaristia non si è più temerari ma si diventa, in forza di quel Pane, capaci di “gesti al di là” della nostra portata, che lasciano il segno nono-stante la miseria in cui siamo immersi e che ci circonda. È possibile dire una cosa nuova.

Pietro allora si esprime così: noi restiamo non perché abbiamo compreso ma perché abbiamo creduto e conosciuto chi sei Tu, Gesù! crediamo alle Parole in quanto pronunciate da Te. Non ce ne andiamo perché ci fidiamo di Te e ci affidiamo a Te. Fai di noi ciò che Tu vuoi!

Siamo all’ anima dell’Eucaristia: la-sciare a Gesù la possibilità di realizzare ciò che l’Eucaristia significa: l’unità.

Creare l’ambiente perché ciò avvenga.

Aver fede in ciò che è l’Eucaristia: “Poiché il Verbo ha detto: “Questo è il mio Corpo”, sottomettiamoci a crediamo guardando ciò con gli occhi della fede”. (S. Giovanni Crisostomo)

“Vivere secondo gli insegnamenti di Cristo” (S. Giustino)

Pentirsi e confessare i peccati per accostarsi all’Eucaristia con cuore puro: “Se poi qualcuno dovendo ascoltare quella “parola” ‘ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane’ (1^Cor 11,28), trascura questo avvertimento e nello stato in cui si trova partecipa al pane e al calice del Signore, egli diventa debole o malato o anche stordito (per così dire) dalla potenza del pane, muore”. (Origene)

“Chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo di Cristo, mangia e beve la propria condanna” (1^ Cor 1,29). Paolo non parla della presenza di Cristo nel pane e nel vino, ma insiste sulla presenza di Cristo tra coloro che si incontrano come Chiesa. Si tratta dell’in-capacità di riconoscere Cristo in coloro che si sono riuniti e il conseguente disprezzo dei ricchi della comunità nei confronti dei poveri. Una simile mancanza di riconoscimento non solo è causa di condanna ma può addirittura compromettere la celebrazione (S. Paolo)

Riconciliarsi con i fratelli con i quali non ci fosse pace: “Chiunque ha qualche dissenso con un compagno non si riunisca con voi, prima che siano riconciliati, affinché non sia profanato il vostro sacrificio” (Didachè)

“Dio non accoglie il sacrificio da chi nutre inimicizia. Vuole che costui si allontani dall’altare e si rechi prima riconciliarsi col fratello, poiché Dio non può essere propiziato da chi prega col cuore agitato da odio. Il più alto sacrificio agli occhi di Dio è la nostra pace, la concordia fraterna e il suo popolo raccolto nella unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. (S. Cipriano)

Essere in unità con la Chiesa, col Vescovo: “Chi fa qualcosa di nascosto dal Vescovo, serve il demonio” (S. Ignazio di Antiochia).

… Per giungere ad avere il desiderio di quell’unione con Cristo e coi fratelli che l’Eucaristia realizza:

“Il sacramento in un falso non produce alcun effetto. Si è falsi quando l’interno (dell’uomo) non corrisponde a ciò che viene significato all’esterno.

Nel sacramento dell’Eucaristia viene signi-ficato esteriormente che Cristo è incorporato in colui che lo riceve e questi in Cristo.

È falso dunque chi in cuore non desidera quest’unione e nemmeno si sforza di rimuovere ogni ostacolo ad essa. Perciò Cristo non rimane in Lui e nemmeno lui in Cristo” (S. Tommaso d’ Aquino)

Mi fido di Te, Gesù!