26.06.2022 – 13^ del Tempo Ordinario: Camminare insieme con decisione

26.06.2022 – 13^ del Tempo Ordinario: Camminare insieme con decisione

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Così l’inizio, alla lettera: “ora avvenne che, giungendo a compimento i giorni del suo innalzamento, egli indurì il suo volto per partire verso Gerusalemme. Mandò messaggeri davanti alla sua faccia…” (Lc 9,51-52).
“Indurì il suo volto”: espressione forte, presa dall’A.T.; Isaia fa dire al Servo del Signore: “Rendo la mia faccia dura come pietra”(50,7). Gesù non devia dalla strada del dolore, né si piange addosso, ma l’affronta indurendo il volto, a viso duro. È una testimonianza unica per tutti. Tutti infatti dobbiamo percorrere una via che se è diversa nelle tappe, è pur sempre simile alla sua.
È il tragitto della vita che richiede coraggio e implica una scelta, quella di seguire Lui, Gesù! È Lui infatti che la percorre per primo così da infondere quel coraggio che viene talora umanamente a mancare.
E gli ostacoli al cammino si vedono subito:

1.Essere respinti.
Accade all’inizio del viaggio da parte del villaggio che non lascia passare Gesù (v.53) e che indica la radicata difficoltà umana nell’ accettare il piano divino quando questo comporta dolore e insuccesso.

2.Mancanza di sicurezze umane.
Nessuno è stabile su questa terra, tanto meno Lui, il Risorto, che tornerà là dov’era prima, cioè in cielo. E quindi non si può far conto, più di quel tanto, sui beni di questa terra.

3.Mentalità corrente.
Il padre, per i semiti, indica il legame con la tradizione, con il passato, con le consuetudini degli antichi, con l’ambiente culturale in cui si vive. La scelta di aderire al Maestro non è dilazionabile nell’attesa del momento (che non giungerà mai) in cui non si ferirà la sensibilità di un familiare, non si scontenterà un amico, o altro. Quindi esprime qui l’urgenza dell’annuncio del Regno di Dio, che prevale nettamente su quello che sono i progetti umani, le considerazioni di ordine anche familiare; del tipo lo stare a casa finché i genitori sono vivi.

4.Congedo da casa.
Gesù non lo permette, non perché ce l’abbia con quelli di casa ma per indicare la radicalità della risposta. Il ritorno a casa è indice di un po’ di nostalgia che si cova dentro, un bisogno di consenso e di abbracci con qualche lacrima; fenomeni pericolosi per chi ha buone intenzioni ma è soggetto a idealizzare la scelta, come se dovesse creare un alone di successo. A casa si fanno i ragionamenti di casa, con Gesù si parla di legami soprannaturali che sono più forti di quelli del sangue.
E allora Gesù può dire a me e a te: vieni, sono Io farti strada. Non temere! Può sembrarti quella non percorribile, come priva di senso e non certo la strada della felicità, ma è quella giusta perché è la strada dell’Amore. È proprio quella che pochi vogliono percorrere, mentre sono molti quelli che vorrebbero goderne i frutti che produce.
Non resta che lasciarsi guidare da Dio che è venuto proprio per questo. Dirà infatti Gesù: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). E più avanti: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

 

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