30.01.2022 – 4^ Tempo Ordinario: Tutto passa, resta l’amore e ciò che è fatto dall’amore

30.01.2022 – 4^ Tempo Ordinario: Tutto passa, resta l’amore e ciò che è fatto dall’amore

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Luca mette questo episodio all’inizio del ministero pubblico, per «condensare in esso l’intero ministero di Gesù e la reazione a questo» (Fitzmyer).

Tutti, dunque, nella sinagoga rimangono meravigliati di Gesù. Non riescono a capire da dove gli provengono tutte quelle parole di grazia. Ed esprimono anche un dubbio: «Non è il figlio di Giuseppe?». È come se dicessero “Non è uno dei nostri? Non abbiamo forse un certo diritto su di lui?”

È qui che Gesù dice che nessun profeta è bene accetto nella sua patria.  Un detto che verrà poi usato quando una persona non è accolta pur riconoscendone il valore. E il motivo presumibile è che è stata introdotta nel proprio schema mentale e, là rinchiusa, le si toglie ogni possibilità di movimento. In questo caso Gesù deve essersi sentito come sequestrato da menti e cuori che si volevano servire di Lui e non mettersi in ascolto delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

Ed era risuonato male a quelle orecchie il fatto che Egli leggendo il brano di Isaia si fosse fermato alle parole “sono stato inviato… a promulgare l’anno di grazia del Signore,”, tagliando: “il giorno di vendetta del nostro Dio” (Is 61,2).  Essi come tutti gli Israeliti agognavano tale vendetta, desideravano con ansia l’intervento punitivo di Dio contro i pagani che per tanti secoli li avevo oppressi. Ora che finalmente sembrava giunto il momento della resa dei conti, ecco che, al posto della vendetta, Gesù annuncia un “anno di grazia”, il condono di tutti i debiti, la benevolenza incondizionata di Dio verso tutti.

Le sue “parole di grazia” contengono un messaggio inaccettabile, inaudito. E i due proverbi citati sono un’ulteriore smentita delle loro attese. Egli spiega la ragione per cui non ripete nel suo villaggio le opere compiute a Cafarnao: si comporta come Elia ed Eliseo che hanno soccorso stranieri invece di aiutare la gente bisognosa del loro popolo.

Essi intuiscono dove vuole arrivare: Israele non è l’unico destinatario delle promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza.

Per cui se già non hanno gradito il suo trasferimento a Cafarnao, città commerciale piena di pagani dove la vita non è sempre condotta in conformità alle norme della purità legale, ora si rendono conto che il suo non era un gesto isolato, ma il segno chiaro che la salvezza di Dio veniva estesa a tutti i popoli.

Quindi non solo non fa miracoli propagandistici che danno lustro alla cittadina ma anzi manifesta il suo amore verso tutti.

“All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù….

Ma Gesù, passando in mezzo a loro, si mise in cammino” (Lc 4,30).

Ciò che gli sta accadendo è in grado di creare uno stato d’animo distruttivo di ogni desiderio di andare avanti a far del bene e porta a dichiarare fallimento. Come dire che non ne vale la pena!

È qui però l’atteggiamento e la bellezza di Gesù che si mette in cammino fino alla meta; ed qui che trova forza e coraggio chi lo incontra e lo segue per continuare a credere e a crederci nonostante tutto, a seminare anche senza vedere il frutto.

È la logica del vivere bene ciò che passa come incomprensioni, ostacoli, rifiuti e indifferenze, restando in piedi nell’Amore in ogni circostanza facendo tesoro anche di ciò che dice umiliazione, sconforto e vuoto certi che anche solo camminando si lascia una scia di luce che illumina cose, menti e cuori.

È la luce del Risorto che per l’Amore vive in noi e, se reciproco, anche tra noi.

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