Scritto da una mamma

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Partecipare all’incontro per i genitori tenuto dal dott. Ezio Aceti (psicologo e formatore, esperto dell’età evolutiva) sul tema Infanzia, seme per il futuro, è stata un’occasione preziosa, vivace e coinvolgente. Egli ci ha invitato – cito le sue parole – a “pulirci gli occhi e il cuore” da alcuni falsi pregiudizi sui bambini, poiché: non esiste il carattere bello e il carattere brutto, c’è il nostro carattere, che va educato; mai nell’educazione uno (il genitore) ha solo ragione e uno (il figlio) ha solo torto, ma una parte di ragione c’è sempre da entrambe le parti; l’amore è personale e voglio bene ad ogni figlio, poiché unico e irripetibile, in modo diverso; nell’educazione è sempre possibile ricominciare.
Riguardo alle modalità pratiche, tra i molti esempi concreti ci ha portato quello di un bambino che piange perché non vuole rimanere alla scuola materna. Con il pianto, che è un suo diritto, nostro figlio esprime che vorrebbe rimanere con noi, perché ci vuole tanto bene e perché la sua concezione del tempo (che alla sua età è molto più dilatata rispetto a quella di un adulto) gli fa pensare che passerà un’eternità prima di poterci riabbracciare di nuovo.
Per affrontare correttamente questa e altre situazioni, il dott. Aceti ci ha suggerito un’azione con tre passaggi:
Entrare dentro l’ansia del bambino e comprenderla: «Lo so che vorresti stare qui in braccio a me»;
Riportarlo alla realtà: «Ma adesso è bene che tu rimanga alla scuola materna»;
Dargli sostegno e incoraggiamento: «Sono sicuro che sarai bravissimo e stasera mi racconterai tutto». [Versione per le maestre: «Lo so che vorresti stare in braccio alla mamma/a papà; adesso ti prendo in braccio io, sono felice che tu sia qui; andiamo a giocare»].
In tutti questi passaggi il bambino potrà continuare a piangere, come suo diritto.
Ci è stato spiegato che, mentre nei primi sei – sette anni di vita l’educazione è incentrata sul binomio prevenzione – tolleranza, a partire dai sette anni si passa alla modalità di accordo e contrattazione, che deve dare la possibilità al bambino di responsabilizzarsi, ad esempio decidendo insieme i turni che, a partire da quest’età, devono necessariamente coinvolgerlo nei lavori di casa.
Un’altra importante opportunità educativa a partire dai sette anni è, secondo il dott. Aceti, una paghetta (anche minima) fissa settimanale, che è opportuno dare al bambino anche se lui ancora non la richiede, motivandola [esempio: Questi sono i 10 centesimi che ricevi; puoi decidere di metterli nel salvadanaio, di spenderli, di darli ai poveri; la settimana prossima riceverai un’altra moneta da 10 centesimi»].
Aceti considera questa modalità fondamentale, perché il bambino sperimenti che il sacrificio (come il mettere da parte dieci centesimi a settimana, senza spenderli) contiene qualcosa di positivo (ad esempio potersi comprare dopo quattro settimane qualcosa dal valore di 40 centesimi) e impari a gestire autonomamente responsabilità adeguate alla sua età.
Lungo tutta la durata del suo intervento, il relatore ha ribadito più volte l’importanza fondamentale dei padri nell’ educazione dei figli, sottolineando come molti problemi adolescenziali, con risvolti negativi anche a livello scolastico, derivino dall’assenza dei padri nell’ esercizio del ruolo che sarebbe loro proprio.
Dopo i sette anni il padre dovrebbe diventare una presenza dominante rispetto a quella della madre, in particolare nella vita dei figli maschi; dovrebbe prendersi almeno un tempo alla settimana da trascorrere da solo insieme al figlio maschio, senza la madre.
Un’altra responsabilità importante che il padre è bene prenda sul serio, secondo il dott. Aceti, è quella di fare in modo di uscire, almeno due volte al mese, con la moglie/compagna (senza figli e senza parlare di figli o di lavoro) per coltivare la relazione d’amore di coppia.
Ciò porta beneficio anche ai figli, che risentono positivamente dell’armonia tra i genitori e ricevono un esempio concreto di rispetto, attenzione e interesse per la persona amata (l’uomo che esce da solo con la sua donna); una volta diventati adulti, replicheranno.

Scuola dell’Infanzia di Daverio (VA)13.02.2013

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