23.11.2014 – 34^ Tempo Ordinario Cristo Re: Permesso Grazie Scusa

23.11.2014 – 34^ Tempo Ordinario Cristo Re: Permesso Grazie Scusa

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,

Ci spiega meglio il significato di queste parole?

« “Permesso” definisce l’alterità. È sempre il legame con un altro da sé. È il rispetto di un confine individuale. Indica che io e te abbiamo la stessa dignità, la stessa grandezza, la stessa bellezza da rispettare. Quindi non posso permettermi di invadere, di travolgere la tua individualità, di impossessarmene».

E la seconda: “grazie”?

«Questa parola indica la coscienza del dono, della preziosità della presenza dell’ altro nella propria vita, della preziosità dei figli e anche Li se stessi come dono all’altro. La parola “grazie” è veramente potente dentro una famiglia».

Infine, la parola “scusa’; che presuppone che ho ferito l’altro…

«In realtà, tale parola secondo questo significato è già molto usata: nel mio lavoro ho notato differenza tra le coppie di 20 anni fa, dove uno dei due accusava l’altro di non chiedere mai scusa, e le coppie di oggi, dove lo si dice spesso. Il problema è che lo “scusa” di oggi è inteso come un ripristino formale, non sostanziale: ti ho chiesto scusa, quindi sono a posto… però sappi anche che tu mi hai provocato».

Qual è il suo significato, allora?

«A mio parere, il Papa si riferisce alla coscienza del peso che ciascuno di noi può essere nella vita dell’altro. L’etimologia della parola “relazione” deriva dal verbo “portare”. Ognuno nella relazione porta l’altro. È fondamentale l’impegno, nella concretezza della vita, a essere il meno possibile di peso per l’ altro. Invece, c’è un equivoco nella famiglia oggi: sembra che l’obiettivo sia essere se stessi spontaneamente, istintivamente. Tu mi prendi così come sono, mi devi accettare. Ma questa è, paradossalmente, la negazione dell’amore. Infatti, se io sono un dono per te, cerco di fare il dono più bello possibile. Quello che dico alle coppie giovani è che non incartiamo un regalo nella carta gialla su cui abbiamo fritto il pesce solo perché ce la troviamo in mano e “istintivamente” ci viene da usarla. Chiedere scusa, la dimensione del perdono, è la coscienza di quanto io posso pesare sull’altro per la mia diversità, per il mio carattere. Questo non significa che ho sempre torto; potrei anche avere sempre ragione, ma questo pesa comunque sull’altro. La consapevolezza e il lavoro sul proprio limite sono molto importanti».

 

Vittoria Maioli Sanese, psicologa della coppia e della famiglia in Credere  EP