26.11.2023 – 34^ del Tempo Ordinario – Festa di Cristo Re: GESÙ SI È IDENTIFICATO CON L’UOMO! – Mt 25,40

26.11.2023 – 34^ del Tempo Ordinario – Festa di Cristo Re: GESÙ SI È IDENTIFICATO CON L’UOMO! – Mt 25,40

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Il problema di Gesù non è semplicemente quello di dar da mangiare o da bere o altro. Ma far capire “che Egli si è identificato con l’uomo, Dio stesso, Dio che è Amore, si è identificato con l’uomo. Ed ecco le prove:
➢ Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate” (Mc 14,34).
➢ Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,39).
➢ “Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me” (Gv 16,32).
➢ Alle tre, Gesù gridò a gran voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34)
➢ “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno” (Gal 3,13).
➢ “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia” (2Cor 5,21).
Che significa ciò per la persona che incontro? Incontro quella voce che sopra questo volto umano pronuncia ciò che ha detto di Gesù sul monte della Trasfigurazione: “Questi è il figlio mio l’Amato!” (Mc 9,7).
Non ci sono eccezioni. Che sia un criminale, che sia un mascalzone, io non lo potrò mai più valutare come un caso perduto. Non perché l’uomo è buono, non perché lo meriti, non perché abbia attinto alla luce divina nella sua vita, incontro Cristo in esso, ma solo perché Dio lo ha adottato come figlio in modo irrevocabile.
Oggi si parla molto di comunione e relazione tra soggetti, ma perché così pochi successi sia in campo spirituale che psicologico?
“Forse la radice dell’insuccesso sta nel fatto che è più facile formare dei gruppi psicologici e legare gli altri con scopi che soddisfano comuni esigenze individuali ma transitorie, che costituire una comunione totale di vita dove il singolo è tutto nella considerazione degli altri e, allo stesso tempo, nulla per la cosciente e volontaria donazione di sé agli altri.
È chiaro che tentare questa soluzione, presuppone l’accettazione di un valore indiscusso e in qualche modo assoluto: l’altro, come persona.
Ma resta a vedere se ciò sia possibile restando sul solo livello psicologico; e pare proprio di no, dal momento che nell’altro ritrovo i miei stessi limiti, le stesse esigenze, e non mi si può chiedere di annullarmi in chi non è nulla più di me, o se lo faccio non posso che ricadere nella stessa solitudine radicale. È per questo, probabilmente, che all’attuale ansiosa ricerca di unità risponde di fatto o l’angoscia dell’esistenza o i delitti contro la persona o la fuga nelle forme di ricercata assenza artificiale dai problemi della convivenza umana.
Ma bisogna esser ciechi per non vedere che sempre si tratta, in questi casi, di autentico suicidio. All’assurdo di questa situazione sociale non c’è scampo. A meno che non si incominci a intuire, con quel barlume di spirito che ci è rimasto, che in ogni uomo c’è l’Uomo. Allora Gesù, oltre che storicamente vero, verrebbe alla ribalta come sociologicamente necessario” (Silvano Cola, presbitero e psicologo).
“Devo avere un cuore vuoto per fare spazio a Dio, devo avere un cuore vuoto per fare spazio ad ogni uomo e ad ogni donna che incontro. So che dire questo è un rischio. Ma è la misura di Gesù, e guai a me se non facessi mia questa misura”
(Tratto dalla prima omelia da vescovo di Mons. Klaus Hemmerle nel duomo di Aachen dell’8 novembre 1975)