27.10.2019 – 30^ Tempo Ordinario: Fare o essere! – Lc 18,9 – 14

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

A. Dice il fariseo: “Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di quello che possiedo” (Lc 18, 12).

Vedi, Signore, quello io faccio.

Quindi si tratta di uno che osserva la legge di Dio ma che non è Dio! E proprio Dio è assente.

Per quest’ uomo Dio è uno che gli deve dire che è stato bravo e che quindi lo deve trattare come merita. Per lui Dio non è persona viva con cui si può parlare ma uno da tenere buono facendo tutto ciò che chiede, come si fa con un dittatore.

Notiamo due particolari importanti

1. Sta in piedi, davanti. È la posizione dell’autosufficienza.
2. Si sente migliore. È uno che cerca ammirazione ed è capace di umiliare l’altro.

B. Dice il pubblicano: “O Dio abbi pietà di me peccatore” (Lc 18, 13)

Vedi, Signore, quello che sono.

È uno che è fuori della regola di Dio ma si rivolge a Dio. Si affida a Lui.

Egli ritiene Dio come una persona che può guardare e sanare la sua situazione. Per lui Dio è un persona viva capace di accoglierlo e crede nella sua misericordia.

Ecco i suoi atteggiamenti:

1. Si ferma a distanza. È riconoscere il valore dell’altro.
2. Non alza gli occhi e si batte il petto. È come dire: io sono creatura e tu il Creatore.

In conclusione:

Potremmo anche noi pensare di essere accetti a Dio perché siamo “buoni”, preghiamo al mattino, facciamo il nostro dovere, trattiamo bene quelli che incontriamo.

Mentre Gesù ci fa comprendere che l’atteggiamento giusto è quello di chi è cosciente dei propri limiti, con i suoi difetti, in procinto sempre di cadere, incoerente con ciò che può dire e professare e tuttavia continua a credere che Egli lo può salvare. E quindi per quanto sta in lui non prova scoraggiamento di fronte ai fallimenti ma trova sempre comunque la forza di affidarsi a Lui. In più non teme il Suo sguardo purificante capace di realizzare una cosa nuova.

Gesù ci fa capire che, in fondo, ciò che conta è essere coscienti della propria povertà da una parte e la grandezza del Padre dall’altra.

Quando queste due parti si incontrano, senza ostacoli, allora è la gioia piena e la salvezza eterna.

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