Gesù chiama Gesù!

Gesù chiama Gesù!

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Articoli,

Mi ero deciso a vivere una Parola del Vangelo: “Tutto quello che avete fatto al più piccolo di questi vostri fratelli, l’avrete fatta a Me” (Mt 25, 40).  Mi dicevo: cercherò di amare Gesù amando chiunque mi passa accanto.

Mentre ero in questa disposizione, vidi ad un tratto che mi veniva incontro,    leggendo un giornale, un mio collega.  Era uno che aveva idee assai diverse  dalle mie, per cui quando c’incontravamo scoppiava sempre una discussione. Quella volta, per evitare il pericolo di scontrarmi come al solito con lui, pensai di attraversare la strada e di passare all’altro marciapiede; ma subito mi venne in mente la Parola del Vangelo. Mi dissi: è così che cominci a viverla?

Bastò quell’attimo di indecisione. Lui ormai mi era davanti e subito le mie previsioni si avverarono: col dito puntato sul giornale, dove a grossi titoli veniva attaccata la Chiesa, con violenza mi investì e come al solito mi vennero subito in mente gli argomenti per ribattere. Tuttavia – questa fu la novità – m’accorsi che, come d’ istinto, trattenevo quelle mie idee impedendo che si traducessero in parole. E  mi accorsi che l’aggressività del mio   collega si era andata attenuando e       cominciava ad esprimersi in tutt’altro  tono. Incoraggiato, continuai ad          ascoltarlo in silenzio e lui, sorpreso ma contento di poter comunicare i suoi    sentimenti, cominciò a parlare in modo sempre più confidenziale.

Cambiò argomento e m raccontò come da bambino, nel suo paese, frequentava la chiesa e a quei ricordi mi pareva che anche il volto gli si fosse più disteso. Lo sentii perfino nominare più d’una volta Gesù. Io ero sbalordito: non ritrovavo più in quell’uomo l’immagine che mi ero fatta di lui. Mi resi conto che il suo modo abituale di comportarsi non era che una veste esterna, sotto cui si nascondeva un sincero amore per Gesù.

Ad un certo punto dovette accorgersi che fino ad allora aveva parlato sempre lui,     perché smise di parlare e volle che anch’io dicessi il mio pensiero: mi parve che desiderasse un aiuto e un consiglio. Non ricordo cosa dissi, ma dalle mie parole dovette sentire che lo avevo capito e che soprattutto gli volevo bene, perché si commosse e lì, sul marciapiede, mi abbracciò.

Tutto si era svolto in modo così insolito e imprevisto, che mi apparve subito come un effetto della Parola del Vangelo; anzi, mi venne in mente anche un’altra parola di Gesù: «Chi mi ama […] anch’io lo  amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14, 21).

Mi pareva infatti di averlo amato, Gesù, quella mattina, ed Egli si era manifestato in quella trasformazione del mio collega. Mi era sembrato che la sua     immagine fosse pian piano sparita e che come in una graduale dissolvenza fosse ad essa subentrata un’altra immagine: un aspetto del mio collega che non conoscevo e che mi aveva fatto pensare a Gesù».

 

A. Petrilli

 

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