04.05.2025 – 3^ Domenica di Pasqua: Una nuova comunione

04.05.2025 – 3^ Domenica di Pasqua: Una nuova comunione

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Dopo l’ultima cena, nel breve volgere di poche ore, la situazione era precipitata. Il tradimento di Giuda, la cattura, il processo e infine la croce. Gesù era morto e il suo corpo senza vita era stato deposto in un sepolcro non distante dal Calvario. Ciò che era accaduto aveva gettato nel dolore e nella costernazione coloro che amavano Gesù e lo avevano seguito. La comunione con lui era stata drasticamente, tragicamente interrotta.
Quei sette che sono tornati in Galilea, là dove tutto era cominciato, portano senz’altro dentro di sé un cumulo di ricordi: parole e gesti del Maestro e, soprattutto, l’esperienza di una comunione che aveva segnato la loro esistenza per ben tre anni.
Che cosa restava di tutto questo? Amarezza? Rimpianto? Tristezza? Quel sepolcro vuoto, privo del corpo di Gesù, ha posto senz’altro un interrogativo inquietante… ma ci vuole ben altro per tornare a credere e a sperare.
Il racconto evangelico che leggiamo questa domenica ci fa intravedere proprio il “passaggio” che avviene lungo il crinale doloroso di quei giorni. Si tratta di una vera e propria “manifestazione”, un’esperienza che apre gli occhi della mente e del cuore. Colui che sta sulla riva è ancora uno sconosciuto ed è, per di più, un bisognoso, uno che chiede qualcosa da mangiare.
Il consiglio di gettare le reti dalla parte destra raggiunge degli uomini che hanno faticato invano e sono tornati a mani vuote.
Ed è proprio il successo insperato che ottiene la loro pesca che apre gli occhi a uno di loro e induce Pietro a non perdere tempo e a gettarsi in mare per raggiungere la riva dove si trova Gesù.
Le sue parole e i suoi gesti svelano un po’ alla volta la sua identità, il suo amore tenero e discreto. Li ha chiamati “figlioli”. Ha indicato dove indirizzare la loro fatica. Ha preparato per loro un fuoco di brace dove c’è del pesce e del pane, li ha invitati e li ha serviti.
Ecco, ora quella terribile lacerazione provocata dalla sua morte è stata ricomposta. La comunione con lui è ripristinata.
Mangiare con lui significa ritrovare una nuova intimità.
Da qui nasce la fede nel Crocifisso risorto.
Questa certezza non li rinchiude nella memoria del passato, ma li spinge verso il futuro, nella missione. Una missione che si fonda sull’amore: un amore ricevuto in modo smisurato a cui si tenta di dare risposta.
Un amore che non si ferma alle nostre fragilità, ai nostri insuccessi, ma ci risana col suo perdono, ci sostiene con una presenza delicata e tenera.
(Roberto Laurita)