09.08.2020 – 19^ Tempo Ordinario: Coraggio, sono io, non abbiate paura! (Mt 14,27)

09.08.2020 – 19^ Tempo Ordinario: Coraggio, sono io, non abbiate paura! (Mt 14,27)

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,

I discepoli, soli sulle onde burrascose, vedono con grande stupore Gesù, che cammina sul mare; nella notte della paura, Gesù li aiuta a riconoscere in Lui colui che si fa loro vicino, che è lì per loro. Così fanno esperienza di un Dio che tende la sua mano ai peccatori per salvarli.
Gesù, aveva moltiplicato i pani e i discepoli li avevano distribuiti alla folla. Poi Gesù “costringe” i suoi amici a “salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva”. Nel frattempo Gesù si ferma, congeda la folla e sale sul monte a pregare e vi rimane fino a tarda notte. Matteo precisa che Gesù si mette in disparte e se ne sta solo a pregare. Nel frattempo i discepoli sono in mezzo al lago. Si alza un forte vento e le onde agitano fortemente la barca. Sul finire della notte Gesù compare camminando sul mare.
Sappiamo che nella tradizione biblica il “mare” ha una valenza negativa: indica ogni situazione confusa e pericolosa della storia; ha finito così per indicare il male stesso e la sua forza oscura. Quindi il fatto che Gesù cammini sul mare indica il suo potere contro il male.
I discepoli al vederlo sono turbati e pensano ad un fantasma e per la paura si mettono a gridare. La voce di Gesù, però, li rassicura subito con un invito al coraggio. Bellissimo: nella notte della paura un raggio di luce nel cuore! Poi Gesù si presenta: “sono io”: in mezzo alle tenebre e al vento contrario, mentre le onde “tormentano” la barca dei discepoli, Gesù, angosciato per la morte del Battista e desideroso di solitudine e di preghiera, si fa conoscere come il Signore, Colui che è capace di dominare il mare e superare la forza del male.
Infine Gesù esorta i discepoli a scacciare la paura. È un invito anche per noi, che siamo sulla barca della Chiesa a tentare l’impossibile di Dio, che si traduce nella costruzione di un mondo diverso, in relazioni diverse e accoglienti, in un perdono che va oltre… perché lavoriamo con Dio.