10.09.2017 – 23^ del Tempo Ordinario: IL POSTO DEI DIACONI NON È L’ALTARE MA LA STRADA

10.09.2017 – 23^ del Tempo Ordinario: IL POSTO DEI DIACONI NON È L’ALTARE MA LA STRADA

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,

Il  diacono è l’uomo che sta sull’uscio, l’uomo che guarda dentro e fuori. Il vostro compito è di aiutare la comunità a vivere la preghiera per farla diventare azione. Se non c’è questo punto di vista qualcosa nel diaconato non funziona. Dovete portare Dio nel mondo con i gesti di carità. Il rapporto tra fede e carità è “stretto”. La carità è segno. Voi dovete essere quel tramite perché la Chiesa possa dire al mondo ‘guardate come siamo’ e i poveri possano dire ‘guardate come ci amano’. Questo è essere servi. La carità trascina e muove. È compimento dell’evangelizzazione. Il prodotto finale è un uomo che ama. (cita d. Orione)

Il diaconato acquista valore nella misura in cui i diaconi sono uomini di strada. Non c’è diaconia quando ci si avvicina all’altro con atteggiamento assistenzialistico. L’assistenza guarda ai bisogni della persona e dà risposte immediate, l’uomo aiutato attraverso la diaconia invece deve sentire l’incontro col Signore

(Card. Montenegro, presidente Caritas)

Quando non si può più curare l’altro, dobbiamo prendercene cura… Il curare è una dimensione importante ma viene un momento in cui non è più possibile farlo. Allora dobbiamo aver cura di quella persona. Una malattia di un componente della famiglia colpisca tutta la famiglia…Oggi la nostra società, e forse le nostre chiese, si difendono da certe visioni perché la malattia dell’altro ferisce e ricorda il nostro dolore… Dobbiamo toccare i malati senza guanti. Gesù guarda, ha compassione, parla e ascolta senza tenere nessuna distanza.

Ci sono momenti in cui non c`è più una cura specifica o non c’è più nulla da fare. È proprio allora che c’è molto da fare. Mi riferisco alla presenza negli hospice di chi dica ai malati terminali: ‘Tu sei importante per me’, di chi tenga loro le mani. Questo è il prendersi cura degli altri. Senza ciò il malato diventa una cartella clinica.

(Mons, Arturo Aiello, vescovo di Avellino)