11.03.2025 – 1^ di Quaresima: È tempo di lottare

11.03.2025 – 1^ di Quaresima: È tempo di lottare

Pubblicato da admin, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,

A molti cristiani le tentazioni di Gesù, nel deserto, sembrano addirittura scandalose. Come può essere tentato colui che è il Figlio di Dio? Come può venire a trovarsi in una situazione di prova? Eppure ben tre evangelisti riportano, ognuno con accenti diversi, questo stesso racconto, senza scandalizzarsi per nulla. Anzi, annunciando, come fa Luca, la tentazione per eccellenza a cui Gesù dovrà andare incontro…
No, il regno di Dio non si realizza con mezzi facili e rapidi, correndo su una ampia autostrada. C’è una lotta da affrontare, una battaglia da ingaggiare, e le zone deboli sono sempre le stesse.
Per questo ogni anno arriva la Quaresima, perché usciamo dal nostro torpore, dalla zona nebbiosa delle nostre illusioni e affrontiamo la realtà del male, del peccato, in modo deciso. Pronti ad essere nuovi, autentici, veri.
Quaresima non è sinonimo di dieta. Il rapporto col cibo indica ben altro. Quando consacriamo al cibo un’attenzione degna di ben altra causa, noi finiamo coll’aprire una finestra sulla nostra esistenza. Siamo percorsi da un’ansia nevrotica, da un bisogno preoccupante di divorare, di riempirci, di colmare una fame profonda che nessun nutrimento riesce a calmare. Ma nello stesso tempo abbiamo paura di chiamare per nome questo desiderio che ci afferra, di avvertire nel profondo il bisogno di qualcos’altro, di cercare nella direzione giusta.
Ecco il digiuno della Quaresima: un rapporto diverso con il cibo, per avvertire finalmente necessità fondamentali che cerchiamo di coprire, per provare fame e sete di Dio, ma anche per vivere una condivisione più concreta con chi continuiamo a tenere, inesorabilmente, all’uscio del palazzo.
Quaresima non è sinonimo di tristezza, di leggi da osservare, di prescrizioni dure e pesanti. Anzi, la Quaresima deve evocare una nuova, concreta libertà. Legami e catene che ci tengono prigionieri degli idoli vengono finalmente recisi. Cominciamo a rispettare gli altri, rinunciando a sfruttarli. Tentiamo di esercitare il nostro ruolo senza essere prepotenti. Accettiamo la fatica di ascoltare, di dialogare, di collaborare.
Non è uno sforzo ostinato, contando solo sulle nostre forze. Tutto nasce dalla fiducia, da una relazione diversa con Dio, che troppo a lungo abbiamo dimenticato o ignorato. Senza di lui, senza affidarsi alla sua bontà, alla sua misericordia, ogni guarigione è impossibile. Senza gli altri, senza una ritrovata generosità e compassione, la nostra vita cade in un terribile equivoco. Ma relazione è sinonimo di tempo, di attesa e di ricerca, di attenzione e di cura. La preghiera, l’ascolto della Parola, rinnovate occasioni di incontro servono proprio a questo.
(Roberto Laurita)