19.07.2020 – 16^ Tempo Ordinario: Lasciate che crescano insieme – mt 13,24-43

19.07.2020 – 16^ Tempo Ordinario: Lasciate che crescano insieme – mt 13,24-43

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano. (Mt 13,24.25)

Il seme della Parola ha sempre a che fare con ostacoli che ne vogliono impedire lo sviluppo (vedi terreno sassoso e spine).

Il bene deve fare i conti con un parassita ineliminabile: il male. E proprio quando si cerca il bene, lo si trova accovacciato alla porta, e si scatena con violenza.

La storia e ogni singolo uomo è un campo di battaglia. Dove il Signore semina con cura il bene, il nemico, con astuzia, semina il male, che, come erba infestante, all’inizio non si distingue da una pianticella di frumento. Solo dopo si svela come menzogna, perché non mantiene ciò che pro-mette: lo mette-davanti, ma solo come illusione che lascia delusione.

Gettare zizzania rende complici di questo nemico che, tuttavia, diventa, paradossalmente, un benefattore di quell’uomo – in questo caso Dio – che ha seminato il bene con i suoi operatori. E questo perché, mentre ambedue crescono, mostrano le loro differenze e quindi le scelte operate.

È qui si deve esercitare l’arte della convivenza. Né gli uni – i figli del regno – né gli altri – i figli del maligno, hanno il potere di sradicarsi a vicenda. Possono solo misurarsi cercando di prevalere l’uno sull’altro. È una lotta non su due campi ma sulla stesso campo.

Al tempo di Gesù c’era il movimento farisaico, che pretendeva essere il popolo santo, separato dalla moltitudine dei peccatori.

E c’erano gruppi di monaci, che si ritiravano nella solitudine del deserto a vivere in rigida santità, rifiutando tutti coloro che erano ritenuti impuri.

E c’era la stessa predicazione di Giovanni Battista che annunciava il Messia come colui che avrebbe – finalmente! – separato il grano e la paglia (Mt 3,12).

Gesù, invece, non si separa dai peccatori ma va con essi, non li abbandona ma li perdona. Tollera persino nella cerchia dei dodici un traditore e, comunque, si circonda di discepoli che sono pronti ad abbandonarlo.

Egli è arbitro con il suo amore che vede ciò che è andato male, e convalida i punti in suo favore. È il tempo della pazienza, che diventa luogo di misericordia. Dio, se nel bene si rivela come dono, nel male si rivela nella sua essenza più intima e propria: come per-dono, amore senza condizioni e senza limiti.

Ecco il torto più grave che si può fare a Dio è quello di impedirgli di usare misericordia. Non ammettere che una persona da mascalzone possa diventare santo. È veramente un affronto a Dio!

Al termine della partita della vita si vedranno coloro che avranno amato come veri figli, chiamati giusti, splendenti come il sole nel Regno del Padre loro. Ciò che in noi non sarà filiale e fraterno, scomparirà.

Allora potremo coprirci di rossore bruciante per tutto ciò di cui ora spesso ci vantiamo, compresi i gesti operati per sradicare la zizzania! Del resto a quel punto non si può ipotizzare quanta di questa zizzania sarà rimasta di fronte alla verità dell’amore e alla sua potenza.