22.09.2024 – 25^ Domenica del Tempo Ordinario: L’ultimo e il servo di tutti

22.09.2024 – 25^ Domenica del Tempo Ordinario: L’ultimo e il servo di tutti

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La prospettiva, dobbiamo ammetterlo, non e per niente allettante.
Cerchiamo i primi posti, desideriamo essere riconosciuti e stimati, apprezzati e premiati. Talvolta sgomitiamo pur di metterci sotto i riflettori e siamo pronti a fare lo sgambetto a chi minaccia di passarci davanti. E siamo pronti a tirar fuori l’elenco delle nostre benemerenze, i titoli ottenuti, i lavori compiuti, le competenze acquisite.
E Gesù che cosa ci chiede? Se proprio vogliamo dar seguito a questo bisogno che ci portiamo dentro, non ci resta che raggiungere l’ultimo posto e metterci al servizio di tutti.
Ma non e mortificante una simile proposta? Non umilia le nostre doti, le risorse che ci portiamo dentro? Non calpesta il nostro diritto di ottenere riconoscimenti per quello che facciamo?
Sì , a prima vista tutto questo può sembrare del tutto strano, improponibile, se il consiglio non venisse da chi ha vissuto questa scelta fino in fondo.
Lui, Gesù , ha fatto esattamente così . Lui, il Figlio di Dio non ha cercato condizioni di privilegio e di potere, non ha chiesto di essere esonerato dalla fame e dalla sete, dalla fatica quotidiana e da tutto quello che minaccia la nostra esistenza, ma ha deciso di vivere una vita povera, nascosta, esposta fin dagli inizi alle prepotenze di chi comanda. Lui, il Figlio di Dio, non ha compiuto un percorso trionfale per salvare l’umanità, ma ha accettato di passare attraverso l’umiliazione e lo scherno, la condanna e l’abbandono, e infine la morte sulla croce.
Se chiede, dunque, a noi, suoi discepoli di imboccare la strada del servizio, umile e senza pretese, generoso e disponibile, e perché lui, sentiero che non ha alcuna apparenza di gloria e non si presenta in modo attraente, ma e la strada percorsa da chi ama. Sì, perché proprio qui sta il segreto di tutto: l’amore. Un amore che riesce a sconfiggere ogni pretesa narcisistica, perché libero dall’egoismo, dal pensare ossessivamente a se stessi, alla propria carriera, al proprio futuro. Un amore totalmente disarmato, sottratto alla nevrosi della riuscita, alla necessita di vincere, di asservire gli altri alle proprie idee. Un amore tanto grande da accettare una sofferenza ingiusta per strapparci al potere del male, per sottrarci una volta per tutte alla spirale malefica della vendetta, della ritorsione, e aprirci alla misericordia e al perdono.
Roberto Laurita