26.10.2014 – 30^ Tempo Ordinario: è tutta questione di amore!

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

La domanda posta a Gesù – qual è il comandamento più grande? – ha lo scopo di metterlo alla prova e quindi farlo cadere in fallo. Ma anche qui Gesù da una risposta e altamente educativa.

1.   Gesù conferma l’Amore a Dio con tutto se stessi come primo dei comandamenti, l’assolutamente Primo. Ma ve ne aggancia un secondo: ama il prossimo tuo come te stesso. Ed è secondo per modo di dire dal momento che viene detto simile al primo. E questo è nuovo!

L’amore del prossimo c’era già nell’ Antico Testamento ma non in questi termini: era ritenuto prossimo, in senso più largo, il connazionale e, in senso più stretto, colui che osservava la legge.

Gesù agganciando il secondo al primo dichiara ciò che Giovanni dirà apertamente: “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (1Gv 4,20).

È dunque l’amore al prossimo la prova della verità dell’ amore a Dio.

2.   Gesù poi dice all’interlocutore di amare il prossimo come se stesso, togliendo ogni alibi a qualsia-si discriminazione: si deve amare il prossimo perché è parte di se; e se non lo si ama, non è solo mancanza di rispetto ma un farsi del male.

Il rapporto mancato verso l’altro, allora, non solo mette in forte dubbio il nostro rapporto con Dio, ma pone noi stessi in una zona di rischio. Qui nasce il vero male che è il peccato, che non può toccare Dio, ma tocca decisamente noi, ci rovina.

3.  Gesù in seguito dirà: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”.

In concreto

“Se io do un bicchiere d’acqua ad un assetato non è l’assetato quell’individuo a cui lo dò ma a Gesù. Se io vado a trovare un carcerato, anche se un delinquente, io vado a trovare Gesù; tant’è vero che non potremo scusarci dicendo: ma tu Gesù non eri mica carcerato, come fai tu, Gesù, che sei santo ad essere carcerato. No, in quella persona, poiché Gesù ha preso anche la sua natura, e ha preso anche i suoi peccati su di sé, anche la delinquenza di quel carcerato, quel carcerato è Gesù. Si dirà: ma come Gesù?  È Gesù per modo di dire, perché dobbiamo vedere come se fosse Gesù. No, è Gesù realmente, è un pezzo di Gesù. È Gesù allo stesso modo come dico questa mano è mia, è un pezzo mio, è mio; se uno mi taglia la mano, dicono hanno tagliato la mano a… in questo senso concreto..

Noi, come cristiani,  non abbiamo più niente a che fare coi singoli individui, noi abbiamo a che fare solo con Gesù, perché chiunque incontri  per la strada, in casa tua – tuo padre, tua madre, per il padre e la madre i figli – non sono dei figli proprietà personale, sono Gesù per il cristiano. Perché sono pezzi di Gesù sono Gesù allo stesso modo che in ogni particella di ostia consacrata su miliardi di ostie consacrate che ci saranno sulla terra, in ogni particella c’è tutto Gesù, così in ogni persona, in ogni membro del corpo mistico, del corpo di Gesù c’è tutto Gesù. Quindi Gesù non parla più per esagerazione quando dice: qualunque cosa avete fatto al più piccolo, l’avete fatta  a me”. (don Silvano Cola)