27.08.2017 – 21^ del Tempo Ordinario: LA FEDE MI HA AIUTATO A NON MONTARMI LA TESTA

27.08.2017 – 21^ del Tempo Ordinario: LA FEDE MI HA AIUTATO A NON MONTARMI LA TESTA

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,

Dall’ intervista di Igor Traboni ad Andrea Ranocchia,                                   calciatore Serie A, in credere 33/17.

Qual è il suo rapporto con la fede?

«È molto forte, autentico. Sono cresciuto in una famiglia cattolica che mi ha trasmesso dei valori veri. Ho iniziato come tanti bambini, nella parrocchia di San Michele a Bastia Umbra dove sono cresciuto, e da allora non ho più smesso di frequentare la Chiesa, anzi…».

Ancora giovanissimo si è trovato catapultato lontano da casa e in un mondo diverso da quello dell’oratorio. Com’è stato il salto?

«Il rischio di perdersi, che molti atleti corrono, per me non c’è stato,  grazie soprattutto a don Alvaro, un sacerdote di Arezzo, che sento ancora spesso e vedo appena posso. Noi calciatori, impegnati sabato e domenica, non riusciamo a prender Messa; allora don Alvaro veniva in ritiro o in albergo e la diceva apposta per noi, per chi voleva partecipare. Oppure si metteva a disposizione per le Confessioni. E io in particolare aspettavo molto anche quest’ultima occasione. Ecco, in quei momenti, che sono stati belli per la carriera  ma anche difficili per la formazione  di un ragazzo, ho sentito importante come non mai il fatto di avere fede. Anche grazie a don Alvaro, ho capito che c’è qualcosa di più importante di un gol, di una partita giocata bene».

Mai avuto problemi a dichiararsi cattolico in un ambiente che comunque è pur sempre patinato?

«Sinceramente no. Ma credo che sia merito di una fede cresciuta negli anni, dopo che i miei mi hanno trasmesso questo dono, di Giulia che intanto ho incontrato e che a fine giugno è diventata mia moglie. Certo, è un mondo di ragazzi stracoccolati, ultra pagati, dove le tentazioni sono tante, ma chi è abituato a fare bene, e a fare del bene, riesce ad andare  avanti senza problemi».

Ma anche per un calciatore ci sono momento di difficoltà e anche lei li ha attraversati, magari con qualche stagione in chiaroscuro. ln quei frangenti, quanto è stata importante la fede?

«Mi ha aiutato e mi aiuta tanto. I momenti difficili, nel calcio come nella vita, non durano solo pochi giorni. Allora, se credi in qualcosa, questo ti dà una forza maggiore. A me è successo spesso di pensare anche al dopo, a quello di soprannaturale che c’è oltre la vita terrena. E allora trovo forza anche nella Confessione, nel dialogo con Lui».

Da qualche anno lei ha fondato una Onlus che porta il suo nome. Perché questa decisione?

«Da quando ho iniziato a guadagnare, mi sono sentito più fortunato dei miei coetanei, e ho sentito come il dovere di fare del bene. Ho iniziato a fare beneficenza ma senza sbandierarla, perché la destra non sappia cosa fa la sinistra. Ma poi ho anche pensato di fare qualcosa di più e meglio, cioè in maniera più organizzata, ma sempre basandomi su tanti amici volontari che mi danno una mano. Ho iniziato aiutando l’Angsa Umbria, una associazione che si occupa di ragazzi autistici; quindi una casa famiglia a Como e la squadra degli “ìnsuperabili”. Quest’ultimo è un progetto dedicato a ragazzi portatori di handicap, per dare loro la possibilità di praticare sport anche a livello agonistico. E poi siamo a disposizione di chiunque voglia fare del bene, di ·associazioni che hanno validi progetti da sostenere. Vogliamo aiutare altri ad aiutare, come si legge anche nel nostro motto».