27.11.2022 – 1^ di Avvento: IN ATTESA DI GESU’: QUANDO?

27.11.2022 – 1^ di Avvento: IN ATTESA DI GESU’: QUANDO?

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Veglia, vissuta in positivo, nell’attesa di un futuro che sarà bello perché di Dio.

Nel Vangelo si dice che mentre Noè prepara l’arca della salvezza dal diluvio, tutti continuano a vivere normalmente e “non si accorsero di nulla” o forse non vollero vedere: il che rivela una fondamentale distrazione. Quale? Quella prodotta dalle cose anche buone ma non definitive. Ciò accade anche oggi quando si dà tanta importanza a ciò che passa e poca a ciò che resta.
E che cosa resta? Giovanni ci dà un’indicazione precisa: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1^Gv 3,1.2).
E il Padre in persona desidera parlare con me e con te in persona; e così possiamo capire ciò che ostacola il dialogo con Lui e ciò che lo aiuta e va salvato a tutti i costi. È fare l’esperienza di chi, innamorato, non dà per scontato l’amore ma vuol sentirsi dire: ti voglio bene, sono felice di te!
E una relazione a tu per tu con Dio la si vede quando arriva qualcuno che ti scuote e tu hai la meglio sulla pigrizia oppure quando il momento presente arriva con la sua novità e ti accorgi che perde la sua carica di preoccupazione perché ti senti dire: non temere, ci sono Io con te!
La vita di Gesù è tutta costellata di questo rapporto con Padre:
“salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo” (Mt 14,23).
“Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare” (Lc 5,15.16).
“In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici” (Lc 6,12.13).
“Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli” (Lc 11,1).
Gesù è venuto a farci strada, ci accompagna ora e verrà in maniera definitiva al termine della storia.
Cosa ha fatto? Ha scelto i dodici, piccola comunità che è la prima chiesa, poi prima di salire al cielo raccomanda “Amatevi” assicurando la sua quotidiana presenza e alla fine: “Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello: i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,3-5).
Cosa fare concretamente?

  • Tessere un dialogo con il Padre che consiste nel credere al suo amore, che, in concreto, è lasciarsi amare da Lui, fermarsi come si fa con una persona amica, dare spazio e tempo.
  • Ricevere occhi nuovi per scoprire e guardare, l’immagine di Dio che è in me e negli altri, stampata in ciascuno. È il timbro di figli!
  • Vivere per la comunione; fare dono di sé all’altro; essere pronti a donarsi per poter ricevere il dono. Io sono parte della vita dell’altro come l’altro fa parte della mia, essere felici della felicità dell’altro come anche vivere ognuno su di sé la sofferenza dell’altro. È l’essere fratelli e sorelle!
  • Essere armonici; far ciò che Dio vuole; è la vita di Gesù che assicurava: “parlo come il Padre mi ha insegnato… faccio sempre le cose che gli sono gradite (Gv 8, 28.29). È già vivere Gesù.

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