29.10.2017 – 30^ del Tempo Ordinario: AMERAI! (Mt 22, 34-40)

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Dunque ciò che importa è amare. Ma l’amore ha anch’esso un suo ordine, la sua armonia. E soprattutto ha una sorgente che è Dio. Quando diciamo che Dio è amore, è misericordia, non facciamo altro che dire il suo nome proprio. E quindi Egli fa tutto per amore e ne lascia le tracce ovunque.
Essendo amore, va riconosciuto come tale. Per questo cuore, anima e mente sono a Lui rivolti e cantano la sua bellezza e quella della sua opera. Tutta la vita diventa un inno di gloria a chi compie opere meravigliose. Ogni uomo è prezioso in quanto uscito da quelle mani divine che lo abbracciano da sempre e per sempre.
Ma questo amore non è possessivo ma distributivo e deve dilagare. Ecco che subito diviene un amore per l’altro come lo è per noi stessi. È un amore, per così dire, organizzato; perché non ci sia nessuno che si senta trascurato e quindi non amato.
Per questo sono belli i suggerimenti che ci dà l’Esodo (22, 20.24-26):

1. Non molesterai il forestiero né lo opprimerai…
2. Se tu presti denaro all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
3. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo?

Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso. Io ascolto il grido, mi sento colpito, entra in me la loro sofferenza. Amerai dunque Dio in sé, amerai il prossimo come te stesso.
E allora guardati e cogli le attenzioni che adoperi per te stesso e prova a rivolgerle su chi incontri. E scopri il segreto dell’amore che sta in Dio il quale vive ciò che Gesù dice: l’Amore più grande in sé ma rivolto alla stessa maniera verso l’Altro che ora è il Padre per il Figlio, ora è il Figlio per il Padre, ora è lo Spirito santo per ambedue e il Padre e il Figlio per lo Spirito Santo.
Il Padre dice di Gesù: questi è il Figlio mio, in cui mi ritrovo in pieno, ascoltatelo perché mi fido di Lui (cfr Mc 9,7; Mt 17,5); Gesù dice del Padre: io faccio quello che il Padre vuole; per questo Egli mi ama, perché dono la mia vita, segno del mio Amore per Lui (cfr Gv 10,17); lo Spirito Santo prende ciò che è di Gesù e ciò che è del Padre, guidando alla verità tutta intera, che è Dio con tutta la creazione (cfr Gv 16,13).
Anch’io, anche tu, per essere noi stessi dobbiamo specchiarci l’uno nell’altro, aiutandoci ad essere quello che siamo, figli di Dio e fratelli e sorelle tra noi.

Lasciamoci guidare dalla regola d’oro che è presente in quasi tutte le religioni.

Cristianesimo: «Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (cf. Lc 6,31).
Ebraismo: “Ciò che per te è odioso non farlo al tuo compagno. Questa è l’intera Legge” (31° Sabbat, Talmud Babilonese).
Islam: “Nessuno di voi è un credente finché non ama suo fratello come ama se stesso” (Profeta Muhammed, 13° dei 40 Hadiths Nawawi).
Buddismo: “Non ferire gli altri in maniera che tu non debba ritrovarti ferito” (The Buddha, Uadanavarga 5, 18).
Induismo: “Questa è la somma del dovere: non fare agli altri ciò che ti causa dolore se fatto a te” (Mahabharata, 5.15.17).
Confucianesimo: “E’ il massimo dell’amabile benevolenza: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero verso di te” (Confucio, Analects 15.23).
Giainismo: “Nella felicità e nella sofferenza, nella gioia e nel dolore, dovremmo avere cura di tutte le creature come abbiamo cura di noi stessi” (Lord Mahavira, 24° Tirthankara).
Sikismo: “Come stimi te stesso, così stima gli altri” (Sri Guru Granth Sahib).
Taoismo: “Rispetta la vincita del tuo prossimo come se fosse la tua, e la sconfitta del tuo prossimo come se fosse la tua” (Lao Tzu T’ai Shang Kan Ying P’ien 213-218).
Bahai: “Benedetto è colui che ama suo fratello prima di se stesso” (Bahá’ u’ lláh, Tablets of Bahá’ u’ lláh, Bahá’í World Centre, Haifa 1978).
Zoroastrianesimo: “Non fare agli altri ciò che è dannoso per te stesso” (Shayast-na-Shayast 13.29).
Religione Tradizionale Africana: “Ciò che dai (o fai) agli altri, questo ti sarà dato (o fatto) a te” (Proverbio rwandese).
Se credi di amare te stesso, cioè pensi a te ma senza l’altro, puoi farti contento ma non ti ami. Cerchiamo dunque Dio l’uno nel volto dell’altro e Egli eromperà in me e in te.