Domenica 28 Maggio la Chiesa celebra la 51° Giornata Mondiale per le Comunicazioni sociali. Tale giornata è l’unica ad essere stata pensata e istituita dal concilio Vaticano II come occasione per promuovere e far conoscere l’importanza della comunicazione per l’azione pastorale e per la promozione umana. L’uomo, la società, la Chiesa vivono di comunicazione, anzi sono “eventi di comunicazione”.
Il Messaggio del Santo Padre per la 51° Giornata evidenzia che in questo nostro tempo occorre “comunicare speranza e fiducia”. Un compito che riguarda proprio tutti, giovani e adulti, sacerdoti e laici, perché tutti noi ormai, nell’era dei social network, siamo protagonisti e responsabili anche della comunicazione della Chiesa. Se sino a ieri, con i mass media, erano solo i giornalisti a trasmettere le notizie oggi con i social media ogni persona diventa una notizia; la sua vita, i suoi pensieri, le sue storie diventano contenuti comunicativi che creano e diffondono notizie.
Ecco perché la Chiesa, attraverso questa Giornata, vuole sensibilizzare e formare le coscienze. I documenti magisteriali vivamente invitano le diocesi e le parrocchie a valorizzare questo appuntamento e a coinvolgere le comunità ecclesiali a riflettere sulle problematiche comunicative che la riguardano. Sono ancore poche, purtroppo, le diocesi che hanno deciso di investire pastoralmente sulla comunicazione. Questo perché si continua a considerare la comunicazione come un affare che riguarda solo i giornalisti.
Rileggendo il Messaggio per la 51° Giornata desidero evidenziarvi i 5 suggerimenti del Papa che ci possono aiutare a promuovere una comunicazione che dia speranza e fiducia.
- Innanzitutto occorre «spezzare l’abitudine a fissare l’attenzione sulle cattive notizie. Non si tratta d’ignorare il dramma, né di scadere in un ottimismo ingenuo ma cominciare a cercare di oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra»
- Bisogna assumere «uno stile comunicativo aperto e creativo» che riesca a mettere al centro la persona e non il fatto negativo, che riesca a comunicare «le soluzioni possibili, ispirando un approccio propositivo e responsabile».
- Non esiste comunicazione che non sia mediata. «La realtà, in sé stessa, non ha un significato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti anche la realtà appare diversa». Oggi le lenti più utilizzate dalla società per relazionarsi con la realtà sono anche gli schermi dei media digitali. Occorre educare ed educarci all’utilizzo di queste complesse “lenti” per evitare di farci un’idea distorta della realtà.
- Viviamo nell’era dell’immagine, il linguaggio iconico è il più efficace per trasmettere significati a tutti. Lasciamo – dice il Papa – che «siano le immagini più che i concetti a comunicare la paradossale bellezza della vita nuova in Cristo».
- Lo Spirito Santo è il vero protagonista della comunicazione della Chiesa, l’unico che può dare novità alla nostra comunicazione. Se permettiamo allo Spirito di riflettersi anche nei nostri profili social essi diventeranno concreti «canali viventi» per diffondere speranza e fiducia in questa storia drammatica che ci riguarda personalmente.
Da “Elementi di pastorale digitale” don Alessandro Palermo
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